Dal 6 al 10 marzo - ore 20:45
Scritto e diretto da
Giuseppe Oppedisano
DAL 6 AL 10 MARZO
TEATRO TORDINONA-ROMA
Debutta in prima assoluta al Teatro Tordinona, dal 6 al 10 marzo, “Finché morte non ci separi?”
(“La menzogna dell’Amore”), spettacolo scritto e diretto da Giuseppe Oppedisano, che ci conduce
nelle dinamiche che portano al femminicidio e alla violenza sulle donne attraverso la riscrittura
teatrale di storie realmente accadute.
“Finché morte non ci separi? - La menzogna dell’Amore” è un vero è proprio kolossal che
racchiude in se sei storie e 27 personaggi (interpretati da 16 attori) per dare vita a un denso
racconto dei tanti “amori bugiardi” che una donna può incontrare. Lo spettacolo, prendendo
spunto da avvenimenti di cronaca attraversa tutti i tipi di violenza e di femminicidio; dalla violenza
psicologica/economica, si sposta a quella etnico/religiosa, agli stupri di massa, alla violenza fra le
mura domestiche per concludere con quella fra gli adolescenti, il bullismo e il branco. Un luogo
d’attesa, un purgatorio, dove troviamo sedute a mo’ di raggiera le protagoniste che di volta in
volta, rivivranno gli incubi, le paure, le sofferenze, gli orrori e gli errori dei loro amori infranti e
malati. Tre realtà prenderanno vita. Passato/Presente; (prima dell’incontro con l’uomo che
segnerà la loro vita) Le protagoniste, come in un’analisi di coscienza collettiva, si presentano e
raccontano chi sono e come vivono. Qui e ora; (dopo l’incontro, nella fase del loro rapporto di
coppia) Le protagoniste vivono i momenti salienti della loro vita di coppia; gli episodi scatenanti
del loro amore malato, giungendo all’atto conclusivo. Presente/Futuro; (ciò che rimane della loro
esistenza e di un loro potenziale futuro) Le superstite raccontano il loro presente proiettato nel
futuro; cos’è rimasto delle loro vite per chi è sopravvissuta, mentre per chi non lo è parlerà
l’anima, che rimpossessandosi per pochissimo tempo del corpo, narrerà l’accaduto, per poi
tornare nel regno dei morti. I moderatori come dei cronisti televisivi, attraverso un gioco creativo
del dentro/fuori, forniranno al pubblico notizie inerenti ad ogni genere di violenze sulle donne. Lo
spettacolo si muove fra la cronaca e le statistiche date dai moderatori e il vissuto delle vittime e
dei loro carnefici. La scena è essenziale e si trasforma di volta in volta.
Note di regia di Giuseppe Oppedisano
La violenza sulle donne sembra non avere tempo né confini. Non risparmia nessuna nazione. Non
conosce differenze socio-culturali o di classe. “Finché morte non ci separi?... - La Menzogna
dell’Amore -”, ispirato a fatti di cronaca, affronta agghiaccianti storie di donne uccise, stuprate,
ingannate, imprigionate in se stesse, violentate nel corpo e nell’anima. Lo spettacolo nasce dal
costante bisogno di tenere alto l’allarme su questi temi, non si può alzare la guardia solo quando
un’altra vita viene spezzata per poi ritornare all’indifferenza peggio alla rassegnazione. Dove c’è
una donna un carnefice può farsi avanti, quindi prima o poi potrebbe toccare ad ognuno di noi. È
essenziale coinvolgere gli uomini nel cambiamento culturale per affrontare le radici della violenza
di genere e promuovere relazioni rispettose e consapevoli.
Lo spettacolo racconta sei vite spezzate in sei mostruosità diverse. Entrerà nella vita delle vittime e
dei loro carnefici, svelando i loro lati più intimi, portando alla luce i troppi “amori bugiardi e
malati”, le tante “mascolinità tossiche”.
Virgilio, che tutto sa e tutto vede, ripercorrerà le loro vite in un’analisi di “coscienza collettiva”, dal
loro “presente/passato”, al loro “qui ed ora”, giungendo in fine ad un “presente/futuro”.
La storia di Kismayo attraverserà gli abusi sui minori, infibulazione e lapidazione.
Un adolescente Somala che scappa dai suoi carnefici. Quella di Alida ci porta fra le mura
domestiche, violenza fisica e sessuale. Una giovanissima mamma innamorata del marito, con una
bambina e in attesa di un altro figlio, che malgrado la durezza della vita insegue la normalità.
Nessuno può mai essere “Obbligato ad amare”. Con Azra, riapriremo vecchie e nuove ferite;
stupri di massa, violenze etnico/religiose. Una mamma e una figlia a confronto con la crudeltà
della vita. Eccoci alla violenza psicologica. Anita è come un faro nella notte che si spegne
lentamente. Ma gli orrori non finiscono e Chiara, riportandoci fra le mura domestiche subirà tutta
la brutalità della Violenza fisica. Una ricca donna borghese, brillante e intelligente con la sola
colpa di amare troppo. Giungiamo al capolinea, rien ne va plus. Violenza di gruppo fra minori,
bullismo, cyberbullismo, revenge porn. Semplicemente tre bravi ragazzi di famiglie “bene”. Una
generazione di giovani che passa il tempo a guardare e scambiarsi video porno. Usando una
metafora sportiva; come un pugile assesta i suoi colpi fatali all’avversario… Lo spettacolo farà lo
stesso con il suo spettatore. Sei donne violate. Sei vittime violentate nella mente e nel corpo.
Con: Maurizia Grossi, Giuseppe Oppedisano, Alexander Perotto, Mariandrea Filpo, Magda
Andrzejewska, Dario De Francesco, Irene Géleng, Marco Bertes, Cristina Barbagallo, Roman
Khromykh, Alessandro Ferri, Madeleine Faye, Ray Capparucci, Jacopo Bargnesi, Damiano Maj,
Arianna Toso
Musiche - Roberto Fiorucci - Aiuto regia - Giorgia Piracci
Foto scena - Laura Camia - Assistente regia - Alessandro Paniccia
Ufficio Stampa
Maresa Palmacci tel. 348 0803972; palmaccimaresa@gmail.com
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